Salvatore Caputo
è nato nel 1947 a Castell’Umberto (Messina), fra il verde dei monti Nebrodi e
l’azzurro carico del Tirreno orientale, ricco delle tracce dell’antichità
classica. La ricerca espressiva è un continuum nella vita di questo poliedrico
artista, la cui ricca produzione include grafica, medaglistica, scultura e
pittura. Nel 1964, ancora giovanissimo, inaugura la sua prima personale.
Lasciata la Sicilia orientale alla volta di Palermo per completare i suoi studi
e dopo aver conseguito la laurea in Architettura nel 1974, Caputo diventa
protagonista emergente del panorama artistico nazionale. Si intensifica
l'attività espositiva grazie agli inviti a partecipare a qualificate rassegne
d'arte e grazie alle numerose personali allestite in prestigiose gallerie e
spazi pubblici, sia in Italia che all'estero. Parallelamente all'importante
attività pittorica, l'Autore sviluppa un fecondo interesse verso differenti
linguaggi espressivi, quali la calcografia, la litografia e la serigrafia.
Superata la metà degli anni ’70, i suggestivi toni scuri lasciano spazio a un
rinnovato uso dei colori e all'irrompere della luce, segno del riaffiorare dei
ricordi dell'infanzia. Caputo matura perciò i temi che accompagnano la sua
cultura formativa e sviluppa il concetto di mediterraneità, calandosi sempre
più nella suggestione del mito. Gli anni '90 sono caratterizzati dalla ricca
produzione di oggetti d’arte, punto d’unione fra pittura e scultura. Allo
stesso tempo, accanto alla sensualità delle opere “profane”, riaffiora
l'interesse caputiano per i soggetti sacri, che porta alla realizzazione di
diversi importanti lavori per la committenza ecclesiale e all'allestimento di
diverse mostre, fra cui le tre tenutesi alla Cattedrale di Palermo, che apriva
per la prima volta le sue porte a delle esposizioni d’arte contemporanea. Le
opere più recenti testimoniano una continua rielaborazione dei temi della
classicità mediterranea, della luce e del colore, che si alternano a una
prepotente presenza di notturni sognanti in cui riaffiorano i timbri e le
tonalità della prima produzione.
Nel 2014, il Pittore ha festeggiato i
suoi 50 anni di attività artistica.
GIUDIZI
CRITICI
L’estetica del
paesaggio si fonde, nella leggera trama pittorica di Caputo con i fantasmi di
una scultura vivificata, portata ad interferire nelle pieghe di un naturalismo che
non resiste alle seduzioni della convenzione linguistica tracciando le linee
della contaminazione alta tra cultura e natura. In effetti, nella pittura di
Caputo, si memorizzano come reperti di un’esperienza spettacolare e segreta
nello stesso tempo, i frammenti di storia del pensiero e dell’arte, che vengono
assorbiti dall’attualità, facendo della diversità una unità, con la perdita del
presente storico e la fondazione di una peculiarità artistica, che è tutta in
se stessa e noi filtrati riferimenti esterni al gusto e allo stile.
Francesco Gallo,
Paesaggio come sogno del classico,
catalogo della mostra “Magica Morgana”
Salvatore Caputo
si tuffa a capofitto nell’aura mediterranea. Si tuffa nella Storia. E non sa,
come non lo sappiamo noi, se quella Storia è un susseguirsi di fatti concreti,
palpabili, godibili e soffribili, o solo un sogno. Neanche Socrate lo sapeva.
Non lo sapevano Amleto né il Segismundo di Calderòn de la Barca.
Che cosa guida la
mente e la sensibilità di un artista? È soltanto il bisogno di bellezza o anche
il bisogno di verità? Una forza incoercibile lo porta a consumare la propria
vita nel desiderio di lasciare ai posteri un messaggio: il suo prezioso
frammento di verità, il suo inestimabile frammento di armonia. Grazie a questa
forza il mito e il sogno seguiteranno a impegnare, e a impregnare, l’evolversi
dell’Umanità. E non sapremo mai se la nostra vita e sogno, mito o realtà.
Gonzalo Alvarez Garcia, L’irrompere
della luce, intervento alla mostra “Anni ’90: l’irrompere della luce”
a cura di Maria Patrizia Allotta
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