di Tommaso Romano
A distanza di molti anni, era 1980, realizziamo
un ideale progetto che, allora, mi accomunava nell’ideazione dell’impresa, al
grande e compianto storico e umanista Prof. Mario Attilio Levi (1902 – 1998):
pubblicare una rassegna di studi storico-tradizionali con il titolo - voluto
allora dallo stesso Levi in accordo con me - solenne e impegnativo di ARA PACIS.
Quell’idea
non realizzata, è sempre stata ricorrente in chi scrive ed ora, finalmente,
l’edizione che vede la luce, ne è prova tangibile, grazie anche agli illustri
collaboratori, come una collana di studi aperiodica e aperta al contributo
della cultura libera e che si apre, in copertina, con uno splendido disegno
realizzato appositamente e molto gentilmente dal Maestro Salvatore Caputo,
prezioso dono per la nostra intrapresa culturale. ARA PACIS la considero un
omaggio ed un rinnovato impegno, sulla scia di altre storiche testate che ho pubblicato a partire dal
1971: Rivoluzione Tradizionale, Traditio,
La Quercia, che dirigevano rispettivamente Piero Vassallo e il compianto
Pino Tosca; Terra di Thule,
Provincialismo Controvento, Radar, e vitalmente agente, Spiritualità & Letteratura (giunta
ora al n° 92 di ininterrotta periodicità e che affidai, nei primi anni, a
Pietro Mirabile e Giulio Palumbo, amici da tempo scomparsi e che dirigo da un
quarto di secolo). Vanno ancora segnalati numerosi siti e blog operanti
nell’ambito di Thule, casa editrice e da 17 anni Fondazione, fondata da chi
scrive nel lontano 1971.
Alla
visione tradizionale della vita, del mondo e della cultura, che è per me
religiosa e sacrale, dantescamente non clericale e con un’attenzione alla
storia, da non considerarsi mai definitiva perché essa è sempre da riscrivere e
pensare, nella verità e nel metodo che sia scientifico e al contempo aperto
alla comprensione dell’immateriale e dello spirituale, rifuggendo
dall’ideologia volgare, dal progressismo storicista, e dal “politicamente
corretto”, a cui affianchiamo i nostri convincimenti metapolitici (ricordando
Silvano Panunzio) di Regalità, una
visione comunitaria organica che, cioè, sappia ritrovare le fondamenta della
civiltà, che è stabilità, austerità ed autorevolezza nella sovranità e nel buon
governo, che Ambrogio Lorenzetti seppe ricapitolare in un’opera pittorica
esemplare.
Tuttavia
la modernità (anche in non pochi Stati retti a Monarchia) nella sua impostura,
relativismo, logica distruttiva, nichilistica e rivoluzionaria che
quotidianamente sovverte i popoli, anche attraverso la manipolazione mentale e
antropologica, è il campo vero di un aspro confronto che non desistiamo dal
fronteggiare.
Un
sistema della menzogna, avrebbe detto
Fausto Gianfranceschi, che è attentato all’umano e alla bellezza (l’altro nome
della divinità), alla trascendenza e alla distinzione, nel nome dell’uniformità
del canone, della fantasticheria e del capovolgimento globale dei valori civili
ed etici.
Non
è quindi da considerare una novità la presente collana-rassegna di studi e
proposte (che conterrà, già a partire dal presente numero, un Dossier monotematico); essa si iscrive,
infatti, nel nostro impegno (cultura si
nutre di culture) che data esattamente mezzo secolo (mi si permetta la
civetteria nel ricordare che fu nel 1967 che organizzai una prima collettiva
d’arte figurativa) e che ha una filosofia e radici salde che non gelano pur
nell’inclemenza del tempo, per usare
un’altra espressione in cui ci riconosciamo di Nicolas Gòmez Dàvila, senza
coltivare l’albagia del perfettismo, con la serena consapevolezza che
l’orizzonte è il bene personale e quello comune e sorretti dalla volontà della ricerca,
dalla conoscenza e dalla luce dell’Assoluto, che, fra i nostri umani errori, ci
possa dare, ancora e sempre, la certezza
di compiere un cammino di autenticità nella libertà.
Nessun commento:
Posta un commento